Società del Casino
di Genova

dal 1836

La storia

La Società del Casino di Genova, uno dei più antichi circoli italiani, fu fondata nel 1836 per iniziativa di Stefano Giustiniani, che ne fu il primo presidente, e di altri 15 amici. Nella Genova di allora, che dopo il Congresso di Vienna (1815) aveva dovuto rinunciare a ogni aspirazione al recupero dell’antica indipendenza, la fondazione di un Circolo si ispirava in parte ai club britannici, ben conosciuti dai Genovesi, da sempre grandi viaggiatori, in parte ai salotti privati. Alcuni di questi ultimi, in città, erano noti per l’attenzione che si riservava alla cultura e alle arti, come la “Villetta” di Gian Carlo di Negro, frequentata da Ugo Foscolo, Stendhal, Niccolò Paganini, o alle nuove idee di economia e politica, come i salotti di Teresa Durazzo, sposa di Giorgio Doria, in Strada Nuova e di Maddalena Corvetto, consorte di Giuseppe Schiaffino, console di Francia.

Il fine per cui si diede vita al Circolo fu «incontrarsi, discutere importanti fatti economici e politici», ma certo si voleva anche «divertirsi», tanto è vero che il primo nome con cui la Società viene citata, nei documenti che conservano la memoria della sua fondazione, è «Casino di Ricreazione». L’ispirazione era internazionale: ciò è evidente nell’apertura che la Società dimostrò, sia nelle carte costitutive sia nei fatti, verso i «forestieri», che vi vennero sempre accolti favorevolmente e in numero consistente. I 141 Soci che risultano iscritti il giorno stesso dell’approvazione dello Statuto, avvenuta il 26 marzo 1836, cercavano – come ha scritto Alfredo Ansaloni Giustiniani nel suo “Dal Casino di Ricreazione alla Società del Casino. Sette generazioni di soci” – di «dilatare, dal privato al sociale, il modo di stare insieme, di divertirsi, di leggere i libri e i giornali interessanti, anche quelli esteri, e di discuterne le idee». E tanto piacquero quell’intenzione e quello spirito che, entro la fine del primo anno di vita, i Soci del Circolo raggiunsero il numero di oltre 300. Si contavano, fra questi, tutti appartenenti alle classi sociali più elevate in città, discendenti delle famiglie dogali della vecchia Repubblica di Genova, diplomatici, militari, proprietari e imprenditori, professionisti.

La prima sede del Circolo fu il Palazzo Lercari, allora proprietà della famiglia Coccapani Imperiali. Giuseppe Gamba, socio fondatore e locatore dell’appartamento al primo piano, si offrì di lasciarlo libero perché il Circolo vi avesse sede. Qui, negli ambienti rinnovati e impreziositi ad opera dei maggiori architetti e artisti contemporanei, quali Michele Canzio, Giuseppe Isola, Celestino Foppiani, il 23 novembre 1836 si tenne un grande ballo di inaugurazione.

Pare interessante osservare che i fondatori erano generalmente giovani, tra i 35 e i 45 anni. Stefano Giustiniani, che all’epoca aveva 36 anni, aveva esperienza di affari, essendosi occupato di gestire le cartiere di famiglia, sopra Voltri, e di salute pubblica, in quanto membro del Magistrato della Sanità nel tempo difficile in cui a Genova dilagò una gravissima epidemia di colera. Dal 1826 era sposato con Anna Schiaffino, detta Nina, dama genovese celebre per la sua bellezza e per la relazione che la legò a Camillo Benso di Cavour (anch’egli, tra l’altro, socio del Circolo); relazione infelice, che fu probabilmente tra le cause della drammatica decisione di togliersi la vita, gettandosi dalla finestra della sua abitazione, in Palazzo Lercari.

Nella Descrizione di Genova che fu pubblicata nel 1846, in occasione dell’Ottavo Congresso degli Scienziati Italiani, il letterato e medico genovese Davide Chiossone, descrisse il Casino come istituzione da tempo desiderata in città, affinché vi si trovasse «piacevole intertenimento» e servisse «di passatempo, di festa a civili, agiate e nobili persone», luogo «aperto tutto l’anno a’ molti socii, e a quelle persone che vengono a visitarlo». «La riunione in piacevole ed abituale consorzio di una parte degli abitanti – scriveva in quegli stessi anni Giuseppe Banchero – è lo scopo del presente Casino». Qui era uso riunirsi «in dilettevoli e splendidi trattamenti il fiore della genovese Società», a vantaggio dei «modi del bel vivere» e delle «consuetudini di scambievole amicizia». E ancora, dallo stesso Banchero, il Casino veniva descritto come «giardino incantato», in cui, nella stagione di carnevale, si danno feste che, per «ricchezza e ... splendidezza», non sono «da meno di qualsivoglia festa principesca».

I momenti cruciali della storia di Genova e dell’Italia ebbero il loro riverbero, sulla vita e l’attività del Circolo. Qualche volta con maggiore evidenza, altre volte meno o poco o (sorprendentemente) quasi niente. Così accadde per esempio nella circostanza della rivolta antisabauda del 1849, sedata nel sangue dal generale Alfonso La Marmora – rivolta che non ha lasciato traccia nel verbali del Circolo –, mentre negli anni in cui si combatteva per “fare l’Italia” vi erano tra i soci del Casino personalità il cui coinvolgimento era di rilievo nazionale, sia economico sia politico, come i finanzieri Giuseppe Balduino, Raffaele Rubattino, Giuseppe Gamba, Giuseppe Figoli, e, quando scoppiò la guerra di Crimea, come in altre circostanze, furono organizzate feste benefiche, per raccolta fondi.

Dal 1° giugno 1862, nei documenti interni e nella corrispondenza, il Circolo comincia a venire indicato anche come «Società del Casino».

Tra la fine Ottocento e l’inizio del Novecento il Circolo cambiò sede ben quattro volte: dal Palazzo Lercari Parodi al Palazzo Ravina, oggi non più esistente, al Palazzo delle Assicurazioni Italia, nell’allora via Carlo Felice, al Palazzo della Meridiana, al Palazzo di via San Giuseppe, di fronte alla sede attuale della Prefettura, bombardato nella Seconda guerra mondiale. Ma gli anni più difficili, per il Circolo come per il Paese, furono quelli della prima metà del Novecento e tra le due guerre in particolare.  

Nell’aprile 1933 fu firmato un accordo di reciprocanza con i principali Circoli italiani e, dal 1936 al 1985, dunque per quasi cinquant’anni, il Circolo ebbe sede nel Palazzo Durazzo Pallavicini in via XXV Aprile, fino al trasferimento in Palazzo Doria Lamba, undicesima e attuale sede.

 

Bibliografia:

Alfredo Ansaloni Giustiniani, Dal Casino di Ricreazione alla Società del Casino. Sette generazioni di Soci, Genova 2013.